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IL GRANDE GATSBY
(THE GREAT GATSBY)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 6 febbraio 1975
 
di Jack Clayton, con Robert Redford, Mia Farrow, Karen Black, Bruce Dern, Sam Waterston, Scott Wilson, Howard Da Silva, Patsy Kensit (Stati Uniti, 1974)
Ci sono due modi per portare in cinema un'opera letteraria. La prima, la sola a parer mio che abbia qualche probabilità di riuscita, consiste nel reinventare con il linguaggio cinematografico il contenuto dell'opera. Staccarsi cioè dall'obbedienza ossequiosa verso il libro, sovrapporre la personalità del regista a quella dello scrittore (sperando esista una affinità...) per ricreare il significato letterario; ma con la nuova dimensione che il diverso mezzo espressivo gli conferisce. Il secondo modo, che ha riempito i depositi di bobine mal impiegate, è quello di seguire riga dopo riga l'opera letteraria, cercando di trascriverla in immagini con il minimo intervento correttivo nel timore di tradire l'autore. E' quello che ha fatto Clayton.

Il risultato non può che essere uno solo: si riesce a giungere fino ad un certo punto nella trascrizione. Poi ci si ferma; le immagini non passano più, lo spettatore esce immancabilmente dicendo che certo, non era male, ma il libro era meglio. Quel punto di arrivo, limitato comunque è tanto più distante quanto più abili sono gli interventi tecnici del regista. Clayton è un grande tecnico: i costumi sono stupendi, le automobili altrettanto, la fotografia preziosa (fin troppo, fin troppo), gli interpreti più che bravi. Ma il mondo di Scott Fitzgerald è lontano.

Film come IL GRANDE GATSBY ripropongono così l'eterno litigio sulla legittimità delle trascrizioni letterarie in cinema: il film potrebbe essere grande (non lo è) anche se non traducesse fedelmente la tematica su Fitzgerald. Ma, dal momento in cui Clayton ha scelto di seguire esattamente ogni riga del libro, non si può cercare altro che questa fedeltà. Fedeltà che è sconsolatamene assente. Clayton (e Francis Coppola che ha scritto la sceneggiatura) ci danno in tutto un paio di episodi che ricordano il dramma fitzgeraldiano, e tutti sono centrati sul solo personaggio ispirato del film: il testimonio-narratore , Nick, interpretato da Sam Waterston. I suoi incontri con Redford-Gasby sono i soli momenti nei quali un'emozione reale riesce a filtrare. Per il resto della pellicola, che non è breve, Clayton ha fatto de IL GRANDE GATSBY una storia romantica che, nei momenti peggiori, ricorda VIA COL VENTO. I grandi temi di Fitzgerald, la ricchezza, predestinazione di classe, la sua angoscia esistenziale, l'alcool, la follia, sono appena sfiorati. Di una dialettica ossessionante che così tanti legami ha con la realtà sociale della nostra epoca Clayton ci dipinge lo scheletro, lussuosamente addobbato dal proprio mestiere di illustratore, di una storia d'amore. Anche se in cinema non si dovrebbe parlare di tradimento, perché letteratura e cinema sono due linguaggi diversi ed autonomi, eventualmente paralleli ma mai convergenti, procedimenti come quelli usato dal pur dignitoso fotografo Clayton, non possono che definirsi a quel modo.


   Il film in Internet (Google)

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